Nel 1999 vengo invitato a Beirouth (Libano) per realizzare un’opera. Era la mia seconda esperienza Libanese, ma l’aria di devastazione della guerra continuava a turbarmi. Realizzai così quest’opera utilizzando solamente ferro recuperato dalle case distrutte. La scultura rappresenta il volto semivelato di una donna senza sguardo, non ha più il volto, i suoi tratti sono spariti e caduti per terra, non ha più voglia di veder morire i suoi figli non ha più voglia di sorridere. Con questo lavoro ho voluto rendere omaggio a tutte le donne e madri, vittime indirette di una guerra assurda, come lo sono tutte. |